ORGASMO SILENZIOSO
A me piace andare in montagna.
Da sola.
Mi rilassa e ritempra.
Non lo faccio spesso perché altrimenti diventerebbe una abitudine, e io odio le cose fatte per abitudine.
Non voglio che diventi una cosa normale andare in montagna. No.
Per cui non sono molto allenata.
Quando mi arrampico mi fanno male tutti i muscoli.
Soffro.
Avevo bisogno di staccare. Non pensare.
Le previsioni del tempo non erano tranquillizzanti, ma tutto sommato l'istinto mi aveva detto che si poteva fare.
Zainetto in spalla, ho scelto una via intermedia. Intermedia per le mie possibilità, che non sono un granché.
Una di quelle uscite per mezze calzette, però oculatamente scelta.
Ci sono posti di montagna dove vanno cani e porci, magari con un posteggio trecento metri sotto la cima, così da poter dare l'impressione a quelli che osano affrontare quei trecento metri di essere degli escursionisti provetti.
Questi li scarto a priori.
Ci sono vie per percorrere le quali bisogna essere almeno in due.
Avevo voglia di stare sola, per cui ho scartato anche queste.
Una via di mezzo.
Abbastanza ardua perché non ci fosse ressa, e abbastanza agevole per una donna fuori allenamento.
Tre ore di salita. Ragionevole.
Arrivo in cima, uno spiazzo sassoso dal quale poter rimirare lo spettacolo delle valli sottostanti.
Mi sento uno straccio. Sono sudata da strizzare.
Ansimo un poco e la vista è leggermente annebbiata. Mi lascio cadere su un grosso sasso. Bevo un sorso d'acqua dalla borraccia.
Mi fa male tutto.
Appena alzo lo sguardo, su una cresta leggermente sopraelevata vedo la sagoma di un uomo.
E' a torso nudo, e sta fumando in silenzio.
Gli faccio un cenno di saluto. Mi ricambia.
Lentamente smetto di ansimare.
Il sole scotta, ma la maglietta fradicia mi dà un senso di freddo.
La tolgo.
Non ho reggiseno sotto. Fa niente.
L'uomo ha gli occhiali da sole. Non vedo lo sguardo, ma sicuramente non perde un fotogramma.
Rimango seduta in terra, la schiena appoggiata a un grosso masso.
Mangio qualcosa.
Ho voglia di prendere un po' di sole, ma io mi scotto subito, per cui mi spalmo con calma due manate di crema. Protezione 50.
Lui si è acceso un'altra sigaretta.
A volte l'incoscienza è lungimirante.
Guardo sotto. C'è un piccolo gruppo in fondo alla parete. Ci metterà almeno un'ora e mezza a raggiungere la cima. Se sono bravi.
Guardo dall'altro lato. C'è una via ferrata superiore alle mie possibilità. Comunque nessuno in vista.
Silenzio assoluto.
Mi tolgo i pantaloncini e stendo un telo in terra.
Poi decido di sfilarmi anche gli slip.
Mi sento ridicola con indosso solo gli scarponcini, per cui tolgo anche quelli.
Nuda, distesa sul telo, mi godo il sole feroce e meraviglioso.
Nel cielo ci sono striature nere, ma questo accresce il fascino del momento.
Faccio qualche foto.
Una anche all'uomo, che non si sottrae.
Il rischio di un cambiamento improvviso è molto basso. Ma mi sono già trovata in situazioni critiche. Non mi preoccupa per nulla.
L'uomo seduto sulla cresta di fronte a me non mi toglie gli occhi di dosso.
Lo guardo a lungo.
Mi accendo una sigaretta anche io.
Ci guardiamo attraverso gli occhiali da sole. Intensamente.
Silenzio.
Apro le gambe davanti al suo sguardo.
Qualunque cosa significhi, mi dico, è quello che mi va di fare.
Passa un po' di tempo senza che nulla accada.
Mi giro più volte sul telo, spargendomi tutta di crema. Ogni cosa avviene con infinita lentezza.
Poi mi metto carponi, quasi rannicchiandomi.
Le natiche rivolte verso di lui.
Può guardarmi quanto vuole. Mi piace che mi guardi.
Mi eccita il suo sguardo dietro gli occhiali neri.
Secondo i miei calcoli, quelli che stanno arrampicandosi più sotto saranno qui tra quaranta minuti.
L'uomo ha la barba bianca.
Potrebbe essere vicino ai sessanta, e il suo fisico è tonico e muscoloso.
Abbronzato.
Molta montagna.
Mi ricorda moltissimo Sean Connery.
Mi piace da morire questo tipo d'uomo.
Rimango immobile.
Sento il suo movimento.
I passi. Il rumore degli scarponi sui sassi.
Si avvicina.
E' dietro di me. Ho gli occhi chiusi.
Non dico nulla. Non dice nulla.
Un fruscio.
Lo sento dietro di me.
E' in ginocchio tra le mie gambe.
Raccoglie il flaccone di crema solare.
Vedo il gesto della sua mano accanto a me.
Poi lo schizzo freddo tra le natiche mi infonde un brivido.
Lentamente le sue dita stendono la crema in modo appropriato.
Essere sodomizzata nel silenzio assoluto,
da uno sconosciuto di cui mai ho sentito la voce, né prima, né durante, né dopo,
su quella cresta deserta, avendo nello sguardo lo spettacolo rarefatto delle valli sottostanti,
è stata una esperienza mistica.
Lui ha cominciato a scendere prima di me.
Mi sono trattenuta a lungo.
Senza pensare.