L'ARTE DI AVER RAGIONE
Facevo qualche considerazione peregrina sulla dialettica, e più in generale sulla capacità di argomentare qualcosa.
Diciamo che è una di quelle abilità che si sono perse col tempo. Quello che ne è rimasto viene usato in modo improprio e per fini meschini. Probabilmente il linguaggio corrente influenza il pensiero corrente. Questo è in verità un mio vecchio cavallo di battaglia.
La televisione propina messaggi (insulsi) attraverso una struttura linguistica e sintattica basica, più adatta al pensiero di un bambino dell’asilo (senza offesa per il bambino dell’asilo) che a una popolazione adulta e capace di mettere insieme concetti che possibilmente non siano un berciare fine a se stesso.
Così educati, finiamo per essere ciò di cui ci nutriamo. Naturalmente non generalizzo, però è indubbio che la maggioranza della popolazione si informa attraverso la televisione. E che il linguaggio televisivo “invade”, indirettamente, anche gli altri mezzi di comunicazione.
Così succede che basta un imbonitore da strapazzo per convincerci delle idiozie più incredibili. E gli diamo ragione!
Tipo quella panzana della crescita illimitata, oppure la fregnaccia epocale secondo cui staremmo vivendo in un tempo più felice e più libero di quello vissuto da ogni nostro progenitore.
Sfogliavo per caso, mettendo ordine nella libreria, quel corroborante libricino di Schopenhauer che si intitola “L’arte di ottenere ragione”.
Intanto è interessante che Shopy non si interessi per nulla, qui, al fatto che si abbia ragione oppure no. Straparla un poco, piacevolmente, di quali siano gli strumenti che ci consentono di avere ragione, anche se non l’abbiamo.
Una specie di piccolo vademecum dei mezzi (stratagemmi) che si possono usare in una disputa per argomentare quello che ci pare e piace per metterlo in quel posto a chicchessia.
Sintetizzo, senza pretese, non per consentirvi di trasformarvi a vostra volta in imbonitori o lestofanti della parola, ma per permettervi di drizzare le orecchie quando qualcuno pretenderebbe di prendervi per i fondelli.
Secondo me è un argomento di grande interesse, utilissimo per poter parare i colpi bassi di un avversario che usa la dialettica come arma impropria.
Il primo stratagemma individuato dal nostro Shopy consiste nel fregare l’avversario “interpretando” le sue affermazioni nel modo più generale possibile, cercando allo stesso tempo di costringerlo a considerare le vostre affermazioni in modo compatto. Generalizzate l’altro, di voi fate l’opposto.
Fare sbrodolare l'affermazione dall'avversario in modo che vada a riferirsi a qualcosa che non ha niente a che vedere con l'argomento in discussione, a parte il nome.
Trattate l'affermazione casuale e interlocutoria dell'avversario, che ha un valore relativo, come se avesse un valore universale.
Occultate! Quando presentate le vostre premesse tiratele fuori una alla volta, lentamente, in modo che l’avversario si trovi costretto ad ammetterle quasi senza rendersene conto.
Usate tesi false, ma veritiere per l’avversario, facendo leva sui suoi pregiudizi.
Postulate ciò che dovreste dimostrare.
Ponete delle domande bastardelle all'avversario, cercando di ricavare la verità della vostra affermazione dalle sue stesse ammissioni.
Provocate, suscitate l'ira dell'avversario per confonderlo.
Fate casino, create confusione ponendo all'avversario domande in un ordine diverso da quello che lui si sarebbe aspettato.
Ritorsione, ritorsione, ritorsione! Se l'avversario intenzionalmente risponde in modo negativo a tutte le domande, chiedete conto del contrario della tesi di cui vi volete servire.
Sgambetto: se l'avversario accetta la verità di fatti particolari, date subito per scontato che abbia accettato l’intera vostra argomentazione.
Metaforizzate a più non posso: scegliete sempre, però, metafore e similitudini favorevoli alla vostra affermazione, introducendo nella definizione ciò che volete provare in seguito.
Presentate l' opposto della vostra tesi in modo denigratorio, per fare in modo che l'avversario sia costretto a rifiutarlo.
Dichiarate subito d’avere vinto la discussione. Si fa così: dopo che l'avversario ha risposto a molte domande senza giungere alla conclusione desiderata, dichiarate che questo è sufficiente a darvi ragione.
Usate tesi apparentemente assurde. Se la vostra tesi è paradossale e non si riesce a dimostrarla, proponete all'avversario una tesi giusta ma non evidente; se lui la rifiuta, con un ragionamento “per assurdo” umiliatelo.
Cercate sempre contraddizioni nelle affermazioni dell'avversario.
Usate sottili distinzioni. Se l'avversario tenta un affondo, è un buon sistema riuscire a trovare una sottile distinzione. Giocate sui doppi significati.
Se c'è il rischio che l'avversario possa avere ragione, spostate l'argomento della controversia su altre questioni.
Se l'avversario vi sollecita ad esprimere un'opinione su una questione particolare, voi estrapolate l'universale ed opponetevi a quello.
Traete subito delle conclusioni. Se l'avversario ha commesso l’errore di concedere parte delle premesse, traete la conclusione. Chi se ne frega se le premesse sono incomplete?
Controargomentate. Se l'avversario fa uso di un argomento superficiale o sofistico, liquidatelo usando un controargomento altrettanto (se non più) sofistico o superficiale.
Rigettate le premesse dell'avversario a priori. Tranquilli, sembra rischioso ma funziona alla grande.
Esagerate. E soprattutto spingete l'avversario ad esagerare le proprie affermazioni. Diventa semplicissimo confutarle.
Forzate la consequenzialità, traete a forza da ciò che dice l'avversario, con false deduzioni, tesi che non avrebbero dovuto esserci.
Tenete presente che lo stratagemma precedente si demolisce presentando un unico caso per cui il principio non sia valido.
Usate l'argomento dell'avversario meglio di lui.
Sfruttate la collera dell'avversario. Se di fronte a un certo argomento si inalbera, insistete più che potete. Quello è il punto debole del suo ragionamento.
Se disputate di fronte ad ascoltatori incolti, avanzate un'obiezione non valida ma "spettacolare", che richieda, per essere smentita, una lunga e noiosa disquisizione.
Qualora l'avversario fosse sul punto di vincere la disputa, cambiate completamente argomento e proseguite come se fosse pertinente alla questione e costituisse un argomento contro l'avversario.
Ci si appelli con faccia di bronzo alle autorità rispettate dall’avversario.
Dichiaratevi incompetenti. Serve ad insinuare il dubbio che l'affermazione dell'avversario sia una cosa insensata.
Denigrate. Per rendere sospetta un'affermazione dell'avversario, riconducetela ad una categoria odiata dagli spettatori.
C’è una formuletta magica: "vero in teoria, falso in pratica". Ammettete cioè le ragioni e allo stesso tempo ne negate le conseguenze.
Incalzate l'avversario. Se si dimostra evasivo riguardo ad un argomento, incalzatelo su quell'argomento.
Anziché agire sull'intelletto con il ragionamento, agite sulla volontà con delle motivazioni, dimostrando all'avversario che la sua opinione, se vera, non può recargli altro che danno.
Sproloquiate. L'avversario rimarrà sconcertato e sbigottito.
Se l'avversario sceglie una cattiva prova a sostegno del suo argomento, confutate la prova e fate passare questa confutazione come una confutazione all'intero argomento.
Come ultima risorsa diventate offensivi, oltraggiosi e grossolani.
Shopy si ferma qui. Invece spesso vedo qualcuno andare oltre, con uso di borborigmi e flatulenze. Chi vi viene in mente?