IO VIVO
07.06.2012 19:07
Mi scopa a lungo, lentamente, ed io godo di ogni suo movimento.
Mi faccio la doccia, mi profumo la fica con l’acqua di rose (si mischia bene con il mio umore), prendo dal frigo una vaschetta di insalata di riso che mi doveva bastare un paio di giorni. So che lui, quando mangia da solo, nemmeno mette giù il piatto.
Mangia direttamente da frigo quello che trova.
Una confezione di affettati misti, qualche panino, e la immancabile bottiglia di prosecco.
Mi metto addosso una cosina leggera di cotone arancione, senza niente sotto.
Ok, le tette ballonzolano un poco, ma non me ne frega niente.
Addirittura mi faccio la coda di cavallo, stasera voglio portare le mie cicatrici come decorazioni militari.
Dimenticavo, mi porto anche tre LP. Lui ha il giradischi, ma praticamente ascolta solo CD.
A me piacciono gli LP.
Alice in chains, unplugged
Oscar Peterson
Bruno Martino.
Senza pensarci troppo.
A piedi sarebbero 20 minuti, in macchina 3 o 4. Vado in macchina.
Gli do un bacio sulla guancia e lui mi carezza il viso.
Oggi è più espansivo del solito.
Ma è stanco. Ha due occhiaie da paura.
Lo lascio mangiare in silenzio, gli accarezzo la mano.
Poi gli dico che ho voglia di scopare.
Lascia la forchetta sul bordo del piatto, ancora masticando un boccone, e mi porta in camera.
Mi sfilo il vestitino in un secondo e l’aspetto nuda e aperta sul letto.
Mi guarda a lungo, si spoglia lentamente.
Ha questo vizio terribile, che in realtà è una delizia e una tortura: mi appoggia la punta del cazzo proprio tra le labbra, e poi va avanti e indietro per un tempo infinito, ma di pochi centimetri. Forse millimetri. Mi fa venire una fame indecente. Mi bagno senza ritegno. Talvolta sono costretta a masturbarmi davanti a lui, e a lui piace moltissimo.
Anche a me.
Sbattimelo dentro tutto, cazzo! Gli ho detto.
Tutte le volte la stessa storia. Tutte le volte glielo dico.
Dice che deve assuefarsi alla mia fica, che se entrasse subito sborrerebbe all’istante.
E’ un bambino.
Lo lascio assuefare.
E quando finalmente si decide a piantarmelo dentro tutto ho un mancamento.
Mi scopa a lungo, lentamente, ed io godo di ogni suo movimento.
Godo di più nel guardarlo in estasi che per quello che provo io.
Si lascia andare.
La punta del suo cazzo scivola sul fondo della mia fica e descrive una curva verso l’alto, preme in un punto che mi provoca la visione di minuscole scintille.
Gli pianto le unghie nel culo, e la sua estasi diventa un volo di aquilone. Chiude gli occhi e non pensa più a niente. Nemmeno vuole godere.
Vorrebbe che tutto durasse il più a lungo possibile.
Si ferma un attimo quando sente che sta per venire, e lo lascio fare, beata.
Riprende.
Fa così un’altra volta.
Alla terza non ce la fa più
Me lo spinge dentro, preme fino a farmi male e ruggisce, veramente ruggisce e rantola mentre mi sborra nella carne con una intensità che mette i brividi.
Lo guardo estasiata, e grata.
Mentre si accascia sul mio seno.
Lecca, succhia i capezzoli, morde piano.
Lecca, succhia i capezzoli, morde piano.
Dentro di me, immobile, sudato, con il respiro in frantumi, mentre gli carezzo la testa, gliela bacio, gli sussurro parole che non vogliono dire niente, ma sono miele che cola sulla sua anima. E anche sulla mia.
Stiamo a lungo così.
Non importa più niente a entrambi di tutto il resto.
Quanto tempo? Non lo so. Tanto.
Così e basta.
Stasera basta così.
Mi rivesto, lui nudo mi riaccompagna, io non vorrei, insiste.
Gli sorrido con un sorriso che mi viene da dentro.
Gli mordo piano le labbra. Gli accarezzo il volto.
Lascio da lui i dischi, che non abbiamo ascoltato, e tutto il resto.
La bottiglia di prosecco quasi intatta.
La prossima volta, gli sussurro.
La prossima volta, mi dice, gli occhi arrossati.
Adoro sentirmi scendere tra le cosce le gocce dense di sperma.
Nei pochi minuti di macchina fino a casa mi sono infilata le dita nella fica e me le sono leccate. Adoro anche il sapore del suo seme.
Quando mi viene in bocca non ne perdo una lacrima. Lecco fino a che non rimane più niente, a parte la mia sete, e la voglia di averne ancora.
