ESIBIZIONE

07.06.2012 13:30

Il mio nome è Iðunn, della stirpe degli Æsir.
Loki mi accusa di essere dedita alla lussuria. E ha ragione.

Riflettevo con lui l’altro giorno sugli “enti” che riescono a esistere solo negando se stessi, e devo dire che ha avuto una intuizione brillante portando ad esempio di ciò il mio esibizionismo.
Lui sa che ciò che più mi dona piacere non è compiere un atto, ma mostrarmi mentre lo compio. Eppure se esibissi il mio esibizionismo e me ne vantassi, in un certo senso lo priverei della sua caratteristica principale, che è quello di essere una trasgressione.
Se non fosse una trasgressione non mi darebbe alcun piacere;
Se ne facessi pubblica ammissione, e addirittura decantassi la purezza dell’eccitazione che provo nell’esibirmi, vanificherei il senso del mio trasgredire, e non avrei più alcun desiderio.
Quindi devo celare il mio esibizionismo, negandolo, per consentirgli di esistere.
Acuto, Loki.

Anni fa ho avuto un rapporto complice con una giovane donna, la cui trasgressione era complementare alla mia. Abbiamo vissuto istanti elettrici assieme, non per le situazioni che cercavamo, e nelle quali ci immergevamo anima e corpo, ma per il fatto che ognuna faceva ciò che faceva per l’altra.
Io esibivo la mia lussuria, e lei fotografava.
Io ero il gesto, lei l’occhio.

Nell’intento folle della classificazione esaustiva, ho compiuto al suo cospetto tutto ciò che è possibile compiere.
Ed è per questo che il nostro sodalizio si è rotto: una ripetizione sarebbe stata uno svilimento dell’opera che ci eravamo proposta.
Compiuti tutti i gesti, saziato l’occhio con ogni possibile variazione, non rimaneva più nulla da dire e da fare e da esprimere.

Quelle foto le ho distrutte, non è molto.
Non perché intenda ricominciare da capo; non ne ho il minimo desiderio. Senza contare che, pur non esistendo più fisicamente, quelle immagini “sono state”. E perciò “saranno per sempre”, in uno degli strati delle nostre vite.
Le ho distrutte perché avevano già raggiunto il loro scopo, che non era quello di rimanere a narrare una storia già narrata.
Il gesto era compiuto, l’occhio era stato saziato.
L’esibizione non solo non ha bisogno di essere esibita, ma ha bisogno di non esserlo.

Loki ha ragione.

Nel tempo i gesti si sono ripetuti e si ripetono, ma cambia ogni volta lo sguardo. Come se l’unità dell’opera compiuta si fosse spezzata in mille frammenti.
Ologrammi.
Ognuno dei quali contiene l’opera intera.

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